L’ Inter passa a Catania, 2 a 0, un epilogo amaro per qualcuno che aveva assistito a una gara equilibrata, con un tenace Catania che aveva, fino al primo gol interista, bloccato sul nascere tutte le iniziative della squadra meneghina.
Ciò che è stata la partita, però, evidentemente non interessa a nessuno; o perlomeno a nessun esponente di quella schiera di giornalisti che costruisce le proprie trasmissioni su moviole e replay di circostanze dubbie dal punto di vista arbitrale, dimenticando gli aspetti tecnici e tattici di una sfida che, soprattutto dal secondo punto di vista tra quelli precedentemente elencati, ha avuto molto da dire, per meriti del Catania di Baldini, diligentemente disposto in campo a coprire tutti gli spazi e per l’ intuizione di Mancini, che ha sorpreso tutti passando a un tridente che rischiava di congestionare ulteriormente le già macchinose trame dei nerazzurri, per l’occasione in tenuta biancocrociata.
Già, Mancini. Lo stesso uomo che solo contro tutti si presenta, a fine partita, di fronte alle telecamere Mediaset per rispondere alle sibilline domande di quella schiera di “giornalisti” stipendiati da “persone importanti” e rimasti increduli di fronte alla richiesta dello stesso allenatore nerazzurro, che la medesima polemica venisse innescata per il gol (regolare, quanto irregolare era quello di Cambiasso) annullato a Thomas Locatelli poche ore prima, durante la partita di San Siro tra Milan e Siena.
Ancora una volta, in questa occasione schierandosi a favore di una stampa libera da condizionamenti esterni e di tipo monopolistico (nello sport come in politica), “Mancio” ha dimostrato di incarnare al cento per cento la predisposizione del club di via Durini al rispetto dell’avversario sia quando manifestamente superiore che quando nettamente inferiore, alla schiettezza, al dire ciò che si pensa senza timori nei confronti delle possibili conseguenze.
Da amante del calcio giocato, della lealtà sportiva, del gesto tecnico e di un giornalismo oggettivo, atto alla descrizione puntuale e completa dei fatti e non alla loro faziosa manipolazione, grazie “Mancio”, Uomo
Inter.