Chi l’avrebbe mai detto? Di solito negli ultimi anni (eccezion fatta per la stagione 2007-2008) la volata che più aveva appassionato gli spettatori della Serie A nelle giornate finali e che più era stata crudele e sofferta sia per le squadre sia per i tifosi, era stata quella per la salvezza.
Cadere nella serie cadetta significa perdere un gran quantità di denaro derivante dai profitti tv, dagli sponsor.
Significa andare incontro a un ridimensionamento del patrimonio giocatori, cedibili ad un costo giocoforza più basso, o ad avere frizioni con i membri della rosa che non vogliono provare immediatamente la risalita nella massima serie con la stessa casacca con cui sono retrocessi, ma che la società in questione ha deciso di tenere.
Significa affidarsi economicamente quasi solo ai soldi paracadute per le squadre retrocesse dalla A e quelli che gli stessi club di massima categoria girano ogni anno alle squadre cadette.
Significa dover tagliare sugli ingaggi se non si vuole fare la fine di società come il Messina, che fino a pochi anni fa combatteva in serie A con giocatori come Floccari, Zampagna, Parisi, Storari, Zanchi, miseramente fallita al termine della scorsa stagione ed ora in serie D.
Senza dubbio anche quest’anno la volata salvezza è interessante e ricca di colpi di scena, tuttavia al termine della giornata odierna e a 6 giornate dal termine sembrerebbe essere ridotta alle ultime 4 squadre, come peraltro confermato dall’allenatore del Lecce De Canio oggi ai microfoni Sky: Reggina, Lecce, Torino e Bologna.
Sicuramente di meno rispetto a quello che accadeva nelle scorse annate, dove molto spesso a sudare freddo erano almeno 6-7 squadre, in questo periodo del campionato, ma non si creda che possa mancare lo spettacolo. Perchè?
Senza dubbio perchè le 4 squadre in questione in alcune partite hanno alimentato dubbi consistenti sulle effettive possibilità di salvezza, per poi nella partita successivi lanciare invece segnali opposti, e riaccendere nelle loro tifosorie sogni.
Nel frattempo il Chievo oggi si è quasi definitivamente tolto dalla zona retrocessione con un secco 0-2 rimediato sul campo di Siena, e qui una lode è degna d’obbligo, e va al suo allenatore Domenico “Mimmo” Di Carlo, capace nel girone di ritorno di rigenerare una squadra che pareva definitivamente finire la sua “favola” con la seconda retrocessione, da cui sarebbe stato davvero difficile stavolta rialzarsi.
Invece l’ex centrocampista vicentino, ha saputo rialzare il morale e il livello di gioco della squadra, anche grazie ad alcuni innesti richiosi, ma che con il passare delle giornate si sono rivelati azzeccati: uno per tutti il mediano Luca Rigoni, il centrocampista ex Vicenza (guardacaso come l’allenatore, coincidenza?), ha convinto tutti con prestazioni sempre più convincenti, ed ora si candida ad essere riscattato dalla società clivense (è in comproprietà con i berici). Insieme a queste “scommesse” la fortuna del Chievo è dovuta anche alla rinnovata vena del suo bomber Sergione Pellissier, che, dopo i 3 alla juve, anche oggi ne ha infilati 2 nella porta del Siena, portando cosi i gialloblu a +7 dalla zona che scotta, certo non è mai detta l’ultima parola,ma a cosi poco dal termine sembrerebbe un vantaggio piu che sufficiente, in particolare per una squadra cosi in forma come quella del piccolo quartiere di Verona.
Tornando alle 4 protagoniste del discorso, per ognuna si deve fare un discorso a parte che non deve ovviamente essere basato solo sulle partite odierna, ma che tuttavia deve approfittare anche degli spunti che le partite di oggi hanno lanciato.
inceramente il Toro appare per l’ennesimo anno di fila il primato di squadra deludente contro aspettative, e neanche l’ennesimo cambio in panca con l’arrivo dell’ex Camolese sembrerebbe aver sortito gli effetti sperati, la batosta subita stasera sul campo del Milan lo dimostra, anche se è chiaro che non si può pretendere di andare a fare punti in casa dei diavoli come se niente fosse.
Il problema non riguarda la qualità dei singoli, professionisti di grande qualità, ma semmai il loro essere squadra e il morale, che dopo un passivo simile potrebbe afflosciarsi ancora di più, infatti il Torino non può giocare cosi. Ma i 27 punti attuali sono pochi, e il calendario è brutto: infatti il Toro affronterà in scotro diretto il Bologna in casa alla trentaduesima, ma soprattutto andrà a Firenze alla trentesima e nelle ultime 2 affronterà Genoa in casa e Roma fuori. Da non sottovalutare il prossimo scontro con un Siena in cerca di riscatto dopo la beffa odierna (in casa) e il derby tra deluse contro un Napoli (trasferta) la cui cura Donadoni non ancora riportato alla vittoria (assente da 14 turni).
Un punto sotto è posizionato il Bologna, forse la squadra su cui ora si scommette di meno per la salvezza: gli emiliani per tutto questo campionato si sono affidati quasi esclusivamente al ritrovato Di Vaio (oggi peraltro a segno nella disfatta di Palermo), ma non si può pretendere di inseguire la salvezza facendo affidamento su un solo giocatore, e l’involuzione della squadra in particolare nell’ultimo mese lascia davvero preoccupare, come dimostra l’esonero di Mihajlovic; come diceva oggi in maniera scherzosa Gene Gnocchi nel suo “Gnok Calcio Show”: “è evidente che il Bologna ha un piede in B” tuttavia per la Menarini e per il nuovo mister Papadopulo c’è poco da scherzare e molto da lavorare. un pizzico di ottimismo però ci vuole sempre: è dovuto all’esperienza dell’allenatore ex Siena, che ha avuto poco tempo per preparare i giocatori alla trasferta in terra siciliana e che ora avrà una settimana per lavorare, in primis nella testa dei giocatori, ora più che mai demoralizzati.
Per la salvezza degli emiliani tutto dipenderà dagli scontri diretti (in fila) contro le altre pretendenti alla salvezza.
Capitolo Lecce: forse è il più enigmatico, una squadra che ha giocato bene il girone d’andata, am che da ben 10 partite non vince, ed ha messo in cascina solo 2 punti, frutto di altrettanti pareggi, un nuovo allenatore che non ha ancora messo in testa ai suoi giocatori la giusta mentalità.
Nonostante questo qualche segnale c’è: oggi a Roma la squadra, dopo essere stata messa in grande difficoltà da Totti &co, ha saputo rialzare la testa e a pareggiare (anche grazie al gol del nuovo acquisto sin qui deludente Papadopoulos), e ha perso solo per un grosso errore dell’arbitro Mazzoleni (rigore inventato), finendo anche in dieci per un fallo di nervosismo di Ariatti, che dovrebbe risparmiarsi certe entrate se vuole essere utile alla causa della sua squadra.
Purtroppo i numeri sono impietosi: il Lecce è secondo peggior attacco e seconda peggior difesa, in piena corrispondenza con la propria posizione in classifica, e sarà difficile salvarsi anche in virtù del calendario, che impone Juve (a Torino), Fiorentina (in casa) e Genoa (fuori), a cui si aggiunge lo scontro diretto a Bologna.
Infine la Reggina di patron Foti, lui ci crede, in settimana ha dichiarato che bassta vincerne 5 (fosse cosi facile…) però la squadra dopo l’incredibile sconfitta di domenica scorsa contro l’Udinese ha giocato una buona partita in casa dell’Atalanta e (grazie in primis al portiere Puggioni) ha portato a casa 3 punti fondamentali facendola riemergere dalle nebbie del fondo classifica, e riponendola all’attenzione delle altre tre squadre perdenti del fondo classifica. Il problema principale è la tenuta mentale della squadra, non in grado di affrontare partite di livello con la giusta attenzione con continuità, a questo si aggiunge la mancanza di cinismo dei calabresi, che creano tantissimo, am finalizzano pochissimo, come dimostrano i soli 22 gol fatti quest’anno. La squadra dovrà affidarsi soprattutto all’intramontabile Ciccio Cozza e al forte ma discontinuo Brienza, cercando di non mancare agli appuntamenti che il calendario (il più favorevole tra tutte e 4 le squadre del fondo) propone, a iniziare già dallo scotro diretto della trentesima contro il Bolgona; per inseguire una salvezza che, se raggiunta, sarebbe epica almeno quanto quella della stagione 2006-2007 (in cui la formazione amaranto era partita con una pesante penalizzazione).
Sei giornate, Quattro squadre: solo una c’è la farà.