Il campionato di Serie A ha quasi raggiunto il giro di boa ed i segnali che questo girone d’andata ha lasciato trasparire sono tutt’altro che confortanti: anche se si possono denotare parecchie squadre disposte a darsi battaglia per ambire ad un posto in Europa (con conseguenti partite più equilibrate e incerte), bisogna sottolineare di come, anche quest’anno, il campionato sembra già quasi deciso a Dicembre.
L’Inter mantiene il suo ruolino di marcia impeccabile, mantenendo un distacco dalle inseguitrici notevole: il nuovo Milan di Leonardo non è in grado di garantire quella continuità di risultati necessaria per ambire al tricolore, la Juventus non è nemmeno lontana parente di quella squadra che vinceva campionati a ripetizione grazie alla grinta e al cuore (e, visto le sentenze, anche grazie ad aiuti “esterni”), caratteristiche che la squadra di Ferrara non sembra proprio conoscere; la Roma e la Fiorentina giocano un calcio più divertente rispetto alle altre pretendenti per il titolo ma non possiedono l’organico all’altezza di una corsa scudetto.
La crisi e l’abbassamento del livello del nostro campionato è imputabile alla chiusura della mentalità italiana, incapace di dare una svolta e distaccarsi dal proprio passato: se in Spagna il Barcellona schiacciasassi di Guardiola è composto in gran parte di giocatori provenienti dalla Cantera (il settore giovanile della squadra), in Italia è sempre più difficile trovare nell’undici iniziale un giocatore proveniente dal settore giovanile della squadra stessa; in questo contesto, la Juventus è costretta a sperare in qualche miracolo della bandiera Alessandro Del Piero (35 anni) e ad affidare il centro della difesa al capitano nazionale Cannavaro (36 anni) per centrare qualche risultato, il Milan affida le chiavi del suo gioco a Pirlo e Seedorf (rispettivamente 30 e 33 anni) e aspetta che l’ormai ex campione Ronaldinho (29 primavere alle spalle) riproponga almeno una partita al livello di quelle giocate con la maglia del Barcellona mentre la Roma dimostra anche quest’anno di essere Totti-dipendente.
I giovani in Italia non mancano, a dimostrarlo sono i successi degli azzurinni di Gentile (un tecnico che inspiegabilmente non trova spazio ne in Italia ne all’estero), manca più che altro la volontà, la sfrontatezza e un pizzico di coraggio da parte degli allenatori per schierare in campo questi giovani, costretti ad andare in prestito in qualche squadra mediocre o in serie B per trovare un pò spazio.
Sempre più frequentemente durante l’estate molte società promettono di puntare sui giovani (vedi la Juve con Giovinco, relegato quasi sempre in panchina) per poi ripiegare su stranieri, magari giovani anch’essi, ma che mostrano più appeal rispetto al talentino italiano cresciuto “in famiglia” nonostante le sue doti siano inferiori; in questo modo l’Italia calcistica ne esce completamente sconfitta. A dimostrazione di questo sono le opache prove in Europa delle nostre squadre (salvo la Fiorentina, l’unica squadra italiana con una mentalità più “estera”), le loro difficoltà per accedere alla fase successiva della Champions League nonostante gironi più che abbordabili (anche se Mourinho, abile con le parole e un pò meno come allenatore, vuole convincere tutti che il suo girone era impegnativo): gli ottavi di finale pendono come una spada di Damocle sulla testa del calcio italiano, attualmente troppo vecchio e stanco per reggere il confronto con le corazzate inglesi e spagnole.
L’augurio per le prossme stagioni è quello di vedere squadre italiane puntare forte e deciso su elementi giovani (possibilmenti italiani) e del vivaio, in modo da ridar lustro al campionato della Nazione campione del mondo e colmare il gap che separa il nostro campionato da i maggiori tornei europei.