Campioni d’Europa. Campioni d’Europa. Campioni d’Europa.
Il sogno è diventato realtà, l’attesa lunga 45 anni è finita.
Il capitano Zanetti, dopo 15 anni, tante sofferenze, 700 partite, può alzare in alto la coppa dalle grandi orecchie.
Il 22 Maggio 2010, l’Inter torna sul tetto d’Europa dopo una cavalcata trionfale, non iniziata nel migliore dei modi.
Barcellona, Rubin Kazan, Dinamo Kiev, Chelsea, Cska Mosca, ancora Barcellona, Bayern alla fine. Chi si è messo sulla strada dell’Inter, prima o poi è tornato a casa a mani vuote. La terza coppa nerazzurra, quella più attesa, è arrivata al termine di una stagione da sogno. Partenza lenta appunto, scatto d’orgoglio a Kiev, cambio di marcia a Londra e poi in accelerazione continua fino a Madrid.
E’ la sera dell’Inter che completa una storica impresa. E’ la sera del Principe Milito, che decide con una doppietta da Fenomeno. E’ la sera di José Mourinho che festeggia piangendo la sua seconda Champions con due squadre diverse. Adesso può anche andarsene. Sarà arrogante, penserà solo ai risultati, ma ha fatto più lui in due anni per l’Inter che tutti i suoi predecessori in 44. Se c’è un allenatore galactico, nel calcio, è lui. E’ la sera di Moratti, che adesso avrà anche lui una foto come quella del papà.
La partita non è stata spettacolare come spesso accade in finale. Bayern e Inter sono attentissime a non scoprirsi. I tedeschi giochicchiano con passaggi fra i quattro difensori, ma poi quando arrivano dall’altra parte si trovano di fronte un muro. Ne vengono fuori una serie di tiri da fuori sballati e poco più. Nell’Inter Sneijder ci prova su punizione.
Poi il gol, e tutto cambia.
Per tutto il primo tempo è Julio Cesar a impostare la manovra: rinvii lunghi a cercare le punte. Sembra una scelta sbagliata, visto che di percoli non ce ne sono. Ma non lo è. Al 35’ il sinistro del brasiliano finisce sulla testa di Milito: la sponda di testa è perfetta per Sneijder, così come il filtrante di ritorno. Demichelis si perde il Principe, che aspetta l’uscita di Butt e la piazza, per il 29° gol stagionale.
Ma non è finita qui. Minuto 25 del secondo tempo, va in scena una lezione di tecnica e controllo in corsa di Milito: lanciato in contropiede da Eto’o, l’argentino stavolta punta l’altro centrale bavarese, Van Buyten, con una finta lo manda fuori giri , ritagliandosi uno spazio per l’ennesimo tiro perfetto: 2-0 e tanti saluti.
Il Principe a questo punto si consacra Re.
Ma l’Inter non è solo Diego. Difensivamente i nerazzurri sono quasi perfetti. Solo Chivu, a volte, è in affanno con Robben, fino alla sostituzione. Ma quando l ’olandese di Van Gaal prova a penetrare si trova di fronte Cambiasso, Lucio e Samuel non gli concedono neanche un millimetro. Annullato. E poi c’è sempre l’ultima risorsa, Julio Cesar: chiude alla grande a inizio ripresa sul tiro di Mueller, poi al 20’ sul tiro a giro di Robben.
Ma l’Inter non è solo difesa. Sa offendere, riparte con scatti brucianti, controlla palloni difficili con la classe di Sneijder e anche se Eto’o è spesso sulla linea di Maicon (l’anno prossimo lo fa Cristiano Ronaldo quel ruolo? Arduo compito per Mourinho…). Poi la squadra è una macchina perfetta con uomini costantemente alla distanza giusta l’uno dall’altro e sempre pronti ad aiutarsi. La forza del gruppo, quello che serve per coronare i sogni.
Il calcio è uno sport di squadra.
E oggi l’Inter è la miglior squadra d’Europa.