Catania, Ce La Farai a Salvarti?

La vittoria di Torino dà una grande iniezione di morale alla squadra di Mihajlovic, tuttavia ancora ultima.

Catania CalcioPochi si aspettavano un avvio così difficile. 12 punti in 17 gare, frutto di 2 vittorie, 6 pareggi e 9 sconfitte: un bottino decisamente magro rispetto all’anno scorso, dove i rossazzurri di Zenga andavano a mangiare il panettone con 25 punti all’attivo e una buona fetta di salvezza già ipotecata.

Si sperava che quest’anno la squadra etnea facesse il tanto agognato salto di qualità: la scelta di un allenatore giovane, Atzori, e il ringiovanimento della rosa a scapito di elementi importanti come Baiocco, Stovini e Spinesi sono state scommesse perse e per ora pagate molto pesantemente.

La responsabilità di questo rendimento scadente è da attribuire a tutti: dirigenza, staff tecnico e giocatori. Ciascuna di queste tre componenti ha commesso errori nel suo terreno di competenza.

L’amministatore delegato Lo Monaco, come già detto, ha fatto poco o nulla per mantenere 3 giocatori determinanti per la promozione e per il mantenimento della categoria, sostituendoli (non nel caso di Spinesi) con elementi più giovani e più stabili in prospettiva futura, ma ad oggi decisamente meno performanti; sulla scarsa incisività dell’attacco pesa il mancato ingaggio di una o due punte che avessero potuto affiancare i soli Morimoto e Plasmati, con il primo sicuramente importante per le abilità che possiede ma pressochè incapace di creare problemi alle difese avversarie venendo schierato da solo (tra l’altro per necessità) al centro dell’attacco, e il secondo che suscita perplessità per il suo modesto score della scorsa stagione (5 gol tra i rossazzurri e l’Atalanta, dove ha giocato quasi tutto il girone di ritorno da titolare); il “Massimino”, se nella scorsa stagione è stato un autentico fortino, quest’anno è stato praticamente terra di conquista per gli ospiti( appena 6 i punti racimolati): Lo Monaco ha lamentato la consistente riduzione del numero di abbonati, indicandola come sintomo di uno scarso attaccamento dei tifosi, a discolpa dei quali, tuttavia, andrebbero considerati i prezzi, decisamente alti rispetto agli standard di una squadra che ha come obiettivo la salvezza.

Gianluca Atzori, l’allenatore, ha lasciato ben presto intendere di patire molto l’inesperienza nella massima serie, risultando incapace di leggere la partite e quindi di apportare modifiche opportune a partite in corso, di fronte ad un infortunio di un proprio giocatore o alle mosse degli allenatori avversari( sotto la sua guida 11 punti persi nei secondi tempi); inoltre, molti hanno indicato il suo scarso tatto con i giocatori e di conseguenza l’incapacità nel caricare i giocatori.

I giocatori, dal canto loro, non hanno giocato al massimo diverse partite e si sono resi protagonisti di ingenuità assolutamente imperdonabili nella massima serie; alcune individualità, come Mascara, Silvestre e Capuano, stanno offrendo un rendimento decisamente inferiore rispetto alla passata stagione; nondimeno alcuni nuovi arrivati, tra cui Andujar, stanno deludendo le attese e facendo rimpiangere i loro precedessori.

Dopo l’incredibile sconfitta col Siena, che ha quasi rappresentato un emblema della sciagurata condizione del gruppo, Atzori è stato sollevato dall’incarico e sostituito da Sinisa Mihajlovic, reduce da un’esperienza finita male a Bologna ma con 21 panchine in A già all’attivo. Duro e scorbutico, come ricordano i tifosi di Roma, Sampdoria, Lazio e Inter( che ovviamente hanno in mente anche i suoi fantastici calci di punizione), Mihajlovic è stato indicato come l’uomo giusto per risollevare un gruppo su cui bisogna lavorare dal lato motivazionale prima ancora che tecnico e per inculcare la convinzione di dover giocare ogni partita per vincere e di uscire dal campo sempre con la maglietta bagnata.

L’esordio del tecnico serbo non è stato dei migliori: il Livorno, senza Tavano e Lucarelli, si è imposto al “Massimino” per 1-0, cacciando i rossazzurri nell’ultimo posto solitario. Dopo tale sconfitta, molti si aspettavano una goleada contro la Juventus, pronta a scaricare sul Catania tutta la propria rabbia per l’eliminazione dalla Champions e per la bruciante sconfitta di Bari: i bianconeri tramutano la loro rabbia non in tiri in porta ma in continui errori, e il Catania non può che approfittarne. Martinez realizza nel primo tempo un rigore concesso per trattenuta di Tiago su Spolli e i rossazzurri non si scompongono fino all’intervallo, dando prova di una maggiore saldezza mentale. Saldezza mentale che sparisce nel secondo tempo: la Juve attacca come un martello pneumatico e Andujar non può nulla su Salihamidzic, “smarcato” da un altro grave errore di Silvestre. Molti tifosi avvertono la sensazione che la partita sia persa, c’è la paura che ancora una volta i minuti finali siano ancora fatali; ma gli uomini di Mihajlovic credono ancora nella vittoria, e al minuto 87 Plasmati, ottimo dopo il suo ingresso al posto di Morimoto, stoppa la sfera a centrocampo e serve con un diagonale in profondità l’incombente Izco, che si invola verso la porta avversaria lasciando un paio di metri dietro Cannavaro e superando Manninger con un piatto destro. E’ 1-2. Il Catania espugna la Torino bianconera dopo 43 anni. Una vittoria incredibile, che dà ai rossazzurri la convinzione di potersela giocare contro chiunque e di non essere ancora in serie B. La Juve forse ha fatto di tutto per perdere, ma le partite non si vincono senza fare nulla per farlo: il Catania non si è mai arreso e ha creduto, anche nei momenti in cui la pressione della Juve era asfissiante, di poter vincere. I problemi di gioco sono rimasti irrisolti, ma per questi occorrerà fare alcuni acquisti utili a gennaio; ciò a cui per ora bisogna pensare è crescere psicologicamente giorno dopo giorno, maturando la fiducia nei propri mezzi e ridimensionando la paura degli avversari. D’altronde la situazione obbliga i ragazzi di Mihajlovic a farlo: la classifica li vede ancora ultimi in coabitazione con il Siena. Se all’inizio dell’anno si voleva un salto di qualità, non è ancora tardi per farlo: dall’Epifania a maggio bisogna fare almeno 28 punti, e questo bisogna giocare per vincere tutte le partite, senza fare calcoli, giocare semplicemente a calcio. Una cosa che purtroppo non siamo stati abituati a vedere nella squadra etnea ultimamente, ma da parte dei tifosi non dovrà mai mancare il sostegno: la serie A è troppo importante per i catanesi.




Articolo scritto da: Michele
Pubblicato il: 22 Dicembre 2009
Categoria: Calcio News
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