L’Inter ha conquistato con pieno merito lo scudetto numero 17 della sua storia con tre giornate d’anticipo, grazie alla sconfitta del Milan contro l’Udinese.
Miglior regalo per Massimo Moratti non ci poteva essere. Il numero uno dell’Inter, che il 16 maggio ha compiuto 64 anni, si è visto regalare dall’Udinese lo scudetto numero 17: i friulani hanno battuto il Milan nel anticipo serale del sabato e in questo modo hanno reso irraggiungibile la capolista.
Un titolo, il quarto consecutivo, arrivato senza giocare.
Mourinho al primo anno in Italia, chiude con due ‘tituli’: la Supercoppa Italiana e il Campionato.
L’Inter ha accolto lo scudetto nel ritiro di Appiano. La squadra nerazzurra ha seguito davanti alla televisione la partita di Udine: al momento del triplice fischio c’è stato il boato e l’esplosione di gioia, con i giocatori che hanno intonato i cori “Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi”, ”Se ne va, se ne va. La capolista se ne va” e “Chi non salta…” riferito ai rivali rossoneri.
Alla fine abbracci tra tutti e ovviamente anche tra Moratti e Mourinho. I giocatori dell’Inter, Josè Mourinho e lo stesso Moratti sono usciti poi dai cancelli della Pinetina per festeggiare insieme ai tanti tifosi appostati fuori e li hanno innaffiati con lo champagne.
Al termine della partita del Friuli sono cominciati i caroselli anche in Piazza Duomo. “C’è solo un presidente”e “Zeru tituli”, quest’ultimo rivolto ai sostenitori di Milan e Juventus, i cori più ricorrenti. Con il passare delle ore i tifosi sono diventati migliaia. I caroselli di auto, moto e motorini, a suon di clacson, hanno invaso le vie intorno a piazza Duomo e nei pressi del castello Sforzesco. In piazza Cairoli ci sono i tifosi della curva nord, ma anche tante famiglie con bambini al seguito, a sventolare bandiere e sciarpe e a cantare, mentre viene acceso un fumogeno dopo l’altro. E da Appiano la squadra si è diretta in pullman in Piazza Duomo per abbracciare tanti altri sostenitori nerazzurri.
La festa poi culmina col successo sul Siena nel posticipo della 36.a giornata di Serie A. In un San Siro tirato a lucido i nerazzurri si impongono 3-0. La rete che apre le danze è di Cambiasso quasi allo scadere del primo tempo. I toscani non riescono a rovinare la notte magica dei campioni d’Italia e nella ripresa arrivano i gol di Balotelli e Ibrahimovic. Poi spazio ai fuochi d’artificio.
La partita più inutile della stagione interista va in scena in uno stadio trasformato in una mega sala da party.
Pochi i problemi incontrati dai nerazzurri durante il match,infatti (nonostante i due pali colti dai senesi) Mourinho si gode dalla panchina i cori trionfali dei tifosi della Beneamata. Poi, il fischio finale del direttore di gara da il là a un’altra notte tutta nerazzurra.
L’Inter ha vinto lo scudetto soprattutto per la regolarità e il ritmo imposto al campionato. Ma anche per aver superato avversari che, nell’arco della stagione, si sono dovuti arrendere all’attenzione, alla concentrazione, alla voglia di vincere che ha accompagnato Mourinho.
Troppo facile dire ora che l’Inter non ha avuto rivali all’altezza e dunque che il suo, come sostengono i maligni, è stato un successo inevitabilmente annunciato. Non è così ed è sufficiente ricordare quali aspettative circondavano, a inizio stagione, il Milan. Una squadra rinforzata, migliorata e che in più avrebbe dovuto beneficiare del risparmio energetico dovuto all’assenza della Champions. Gli infortuni, è vero, ci hanno messo molto. Ma il Milan non è mai stato realmente un avversario per l’Inter.
Così come la Juve che, nei pronostici della vigilia, avrebbe dovuto e potuto rappresentare una validissima alternativa. Qui i proclami e le promesse non erano giustificati dal valore reale della squadra. Fatto sta che neppure la Juve, a parte una scalata che ha fatto crescere le illusioni, ha mai rappresentato un pericolo reale. Fuori gioco, dopo poche giornate, si è messa invece la Roma, che pure avrebbe avuto i numeri e i giocatori per creare fastidi e seccature.
L’Inter insomma ha meritatamente conquistato lo scudetto, per la superiorità complessiva dell’organico, ma anche per aver affrontato meglio i momenti delicati che pure, come tutti, i nerazzurri hanno attraversato.
Mourinho è passato attraverso la rinuncia ai due esterni che avrebbero dovuto rappresentare un cambio di filosofia e di gioco; è passato attraverso il clamoroso addio di Adriano, che avrebbe potuto essere dal punto di vista tecnico un valore aggiunto; è passato attraverso la complessa gestione di un talento come Balotelli, messo addirittura fuori rosa per più di un mese. Scelte dure, difficili, che però hanno dato ragione al tecnico portoghese a cui si chiedeva sicuramente di più, molto di più, in Europa, ma che sul fronte italiano, con la continuità sconosciuta agli altri, ha fatto pienamente il proprio dovere.
Complimenti dunque a Moratti, complimenti a Mourinho e a una squadra che ha centrato un altro grande successo. Per questo va festeggiata, ma per questo va anche rinnovata, perchè possa dare finalmente e concretamente l’assalto alla Champions. Un bellissimo ciclo sembra essersi esaurito (come dimostrano le prossime rinunce ad alcuni big) con quest’altro trionfo. Dopo la fine del campionato considerando la voglia di Moratti, si lavorerà per il futuro.
Ma ora salta di gioia, Inter, perché la festa è tutta tua.