Il calcio è così frenetico che non lascia spazio ai ricordi.
Ti lascia dimenticare in fretta le amarezze è vero… ma non ti fa gustare appieno le vittorie.
Ti mette davanti sfide sempre nuove, diverse tra loro, più facili o più difficili lo puoi sapere sempre dopo che le hai concluse… Il calcio come metafora della vita… cosi come nella vita incontri persone con le quali condividi tanto, gioie e dolori… persone che ti tradiscono, così come i calciatori di oggi… persone di cui ti innamori in un giorno solo… in una partita.
Il calcio come la vita… va veloce, non si ferma mai… scandisce il suo tempo a suon di gol, di vittorie e di sconfitte… Ma così come nella vita, anche nel calcio occorre fermarsi a volte…pensare, ricordare… aiuta ad andare avanti, a reagire, a migliorare…
E allora fermiamoci… fermiamo per un attimo il calendario al 31 maggio 2009: Pavel Nedved al termine dell’ultima gara di campionato lascia la Juventus… Minuto 83 della ripresa… Nedved esce tra gli applausi dei suoi tifosi.
Tante volte abbiamo visto scene come questa… tante volte dopo aver dato tutto come sempre Nedved si godeva l’applauso del suo pubblico… stavolta è diverso… è un saluto, un ringraziamento all’uomo prima ancora che al campione.
Arrivato alla Lazio dopo un Europeo del 1996 giocato ad altissimi livelli, Nedved entra subito nel cuore dei tifosi biancocelesti sia per la volontà che riversa in campo, sia per i gol (ben 11 al termine della sua prima stagione) che aiutano la squadra a vincere Coppa Italia, Supercoppa Italiana e Coppa delle Coppe.
Questo è il campione, colui che fa la differenza anche nello scudetto vinto dai biancazzurri nel 2000 proprio a scapito della Juventus.
L’uomo invece… in 5 anni di Lazio rifiuta prima un’offerta dell’Atletico Madrid e successivamente dice no ad un mega contratto presentatogli dal Manchester Utd… l’uomo, ancora più grande del campione… Nedved, grato a Cragnotti per averlo portato alla ribalta giura amore alla sua squadra, ai suoi tifosi e anche per questo, forse soprattutto per questo, entra nei cuori dei tifosi.
Dopo 5 stagioni e 50 gol la Lazio, agli inizi della sua decadenza finanziaria, decide di sacrificare i suoi pezzi pregiati e la Juventus si porta a casa il centrocampista ceco.
Moggi aveva appena venduto Zidane, lasciando un vuoto impossibile da colmare nel cuore dei tifosi bianconeri… il francese era il calcio fatto uomo… la poesia all’interno di uno stadio… Impossibile si pensava… non per Pavel Nedved… “scusa Zizou ma l’amore è ceco” recitava uno striscione apparso tra i tifosi juventini, già innamorati del calciatore e dell’uomo Pavel Nedved.
Otto anni… otto grandi stagioni, condividendo in prima persona tutto, vittorie e sconfitte, gioie e amarezze… sempre con quella maglietta addosso… sudata, baciata… amata… Ha vinto tutto con la maglia della Juventus… quasi tutto… quella coppa dei campioni, quella che lui definisce “dalle grandi orecchie” no… è stato il suo cruccio, il suo desiderio… la sua maledizione…
Nel 2003, nei minuti conclusivi della semifinale vinta, stravinta col Real Madrid fu ammonito per eccesso di foga… per abuso di generosità, di chi non si tira mai indietro… di chi vuole sempre fare qualcosa… un giallo che lo costrinse a saltare la finale di Manchester contro il Milan poi persa ai rigori… “…se ci fosse stato Pavel…” ripetono i tifosi… Il Pavel di quell’anno era incontenibile… tanto da vincere il pallone d’oro… massimo riconoscimento per un calciatore europeo… premio che dedicò alla sua famiglia, alla sua squadra e ai suoi tifosi… Questo era Pavel Nedved… sempre in prima linea, mai un passo indietro… sempre a testa alta.
Le sue lacrime dopo quell’ammonizione sono un’immagine che mai nessuno cancellerà dalla memoria dei tifosi della Vecchia Signora… il suo giro di campo, piangendo… con le mani alzate quasi a scusarsi con la sua gente, per ciò che aveva fatto… per essere stato troppo generoso… No Pavel… scusa tu… perché non siamo riusciti a darti quella Coppa che tu volevi tanto… che bramavi da quando eri bambino… Scusa tu Pavel… siamo noi a doverti ringraziare, a doverti dedicare un ultimo saluto… un ultimo coro… un’ultima canzone…
Un grazie gigante… per aver onorato la nostra maglietta… per aver giocato sempre al massimo… in forma o infortunato a te non importava… hai sempre voluto giocare con i nostri colori sulla pelle, amandoli e onorandoli anche in serie B…
Grazie Pavel… GUERRIERO BIANCONERO.